Quest’affermazione è di Raoul Thulin, figlio di Sten Gustaf Thulin.
Ma chi è Raoul Thulin?
Raoul è il figlio dell’uomo che nel 1960 inventò i sacchetti di plastica, lo svedese Sten Gustaf Thulin.
Thulin padre, era specializzato nel packaging design e durante la sua vita ha sperimentato diversi materiali per contenere, spedire e conservare beni di consumo.
Nei primi anni ’60 Thulin trova un modo conveniente ed esteticamente piacevole per trasportare oggetti di piccole dimensioni.
Il design che inventò fu la “Borsa con manico in plastica saldabile”.
Per comprendere meglio la portata e l’utilità di questa scoperta, apriamo una piccola finestra sul periodo durante il quale si svolgo i fatti.
Negli anni ’60, la plastica stava diventando popolare.
Il polietilene, che oggi assieme al polipropilene è una delle plastiche più diffuse al mondo, era stato creato nel 1898 .
Ma è stato solo nel 1953 che qualcuno riuscì a fare il polietilene ad alta densità, quello che oggi è (o meglio, era) generalmente utilizzato per fare il tipo di sacchetti di plastica da supermercato.
È curioso il fatto che questa invenzione sia stata fatta da un’azienda svedese, la Celloplast, che aveva sempre venduto pellicole di cellulosa.
Questa azienda stava studiando modi più sostenibili per trasportare i prodotti acquistati nei negozi.
Nel 1960, l’azienda deposita un brevetto per “tubi per imballaggi”, progettato da un team di tre dipendenti di Celloplast.
Tecnicamente, l’idea era che un tubo di plastica, steso in piano, potesse essere sigillato ad intervalli regolari per creare il fondo di un sacchetto e lasciato aperto nella parte superiore.
Sebbene l’idea fosse buona, uno dei membri del team, GustafThulin Sten, ne ebbe una migliore: sigillare il fondo del tubo, ma dall’altra estremità perforare parte del tubo di plastica per creare delle maniglie.
Nel 1965 la Celloplast ottenne un brevetto americano per l’idea che in seguito fu chiamata “la busta di plastica a T-shirt“, in quanto il design di questo sacchetto assomigliava molto ad una classica maglietta.
Già alla fine degli anni 70 le buste in polietilene rappresentano in Europa l’80% della produzione totale di sacchetti.
Ma fu solo agli inizi degli anni 80 che, a seguito della decisone di due supermercati americani – Safetway e Kroger – di utilizzare questo tipo di sacchetti, questi si diffusero in tutto il mondo.
A questo punto viene naturale domandarsi perché un’azienda che si è sempre occupata di articoli in cellulosa (cioè carta) decide di utilizzare il polietilene.
Secondo quanto riferito dai familiari di Gustaf Thulin, egli ideò questo sacchetto per aiutare il pianeta.
A quell’epoca si usavano tantissimo i sacchetti di carta e questo comportava l’abbattimento di un enorme numero di alberi.
Un problema che stava creando profonde difficoltà all’ecosistema del pianeta.
L’idea di Thulin era quella di creare un sacchetto che fosse resistente, leggero e che potesse essere utilizzato decine e decine di volte.
Il risultato fu infatti, un netto miglioramento della situazione.
Di questa interessante storia ne parla un breve reportage della BBC (lo puoi trovare facilmente su internet).
Allora, come mai oggi stiamo facendo marcia indietro?
Perché i problemi che deriveranno dalla inevitabile deforestazione, con tutte le conseguenze annesse, non sono presi in considerazione?
Eppure, semmai, è il riscaldamento globale del pianeta che più ci preoccupa oggigiorno.
Nel reportage della BBC intervengono alcuni scienziati ambientalisti, i quali confermano – semmai ce ne fosse bisogno – quanto l’utilizzo della plastica sia benefico per la salute del nostro pianeta. Al contrario dell’utilizzo del legno e dei suoi derivati.
Il problema è, come appare evidente, nell’uso che ne facciamo.
Problema che riguarda non solo i sacchetti di plastica, ma tutti i prodotti realizzati in questi materiali.
Il sacchetto in polietilene, ideato inizialmente per essere utilizzato più volte, è diventato all’opposto – ed aggiungerei, follemente – un oggetto usa e getta.
Forse ciò è dovuto al fatto che la plastica costa poco e perciò l’uomo non se ne preoccupa più di tanto.
Questa scarsa consapevolezza, è quindi il motivo per cui oggi dobbiamo fronteggiare l’enorme problema dell’inquinamento causato da questi sacchetti, che sono sparsi per tutto il pianeta, dal fondo degli oceani fino alle cime delle montagne.
Purtroppo, a causa di questo modo stupido di ragionare, oggi i sacchetti sono banditi da molte nazioni, ed al loro posto si utilizzano sacchetti in cotone od in carta.
Quello che non dicono, è che questo comporterà a breve, un enorme peggioramento della situazione, soprattutto in relazione al riscaldamento globale.
È noto infatti che la produzione della carta necessita di molta più energia e di acqua rispetto alla plastica.
E i sacchetti di cotone sono perfino peggio.
La coltivazione del cotone necessita di enormi quantità d’acqua, creando di conseguenza gli stessi problemi.
Sembra quasi – anzi lo è – una presa in giro, dato che è assolutamente dimostrato che la plastica è estremamente più “pulita” da fabbricare. Ci vuole pochissimo petrolio – si utilizzano gli scarti di raffinazione – ed è necessariapochissima energia.
Secondo la UK Environment Agency, per avere lo stesso impatto sull’ambiente di un sacchetto di plastica, un sacchetto di carta deve essere riutilizzato almeno tre volte.
Quello in cotone ben centotrentuno!
E quindi, a chi dovresti credere? Quale sarebbe allora la cosa migliore da fare?
Fare la scelta sbagliata oggi potrebbe avere in futuro delle conseguenze irrimediabili per l’ambiente. Non solo, ma prima o poi verrà fuori la verità, o meglio cesserà quest’assurda e pericolosa campagna mediatica – e nonostante la tua buona fede, verrai giudicato e tacciato di essere un pericolo per l’ambiente.
Magari avevi investito tutto il tuo tempo ed i tuoi soldi per seguire questa “moda”, ed improvvisamente ti ritrovi con un pugno di mosche.
Non ne faccio una questione di ideali, né di schieramento politico chicchessia.
Ma la risposta è davvero semplice, ed è quella già suggerita nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED).
La giusta via è quella che “soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.
Sotto questo punto di vista risulta chiaro, che la cosa migliore è quella di riutilizzare il maggior numero di volte possibile la risorsa a minor impatto ambientale: la plastica.
Ora, è un terribile dato di fatto che l’uomo abbia devastato il pianeta con un utilizzo sconsiderato della plastica.
Ma è altrettanto vero che se la plastica non fosse mai esistita, il pianeta sarebbe ormai in ginocchio da molti anni.
Perciò è diventato categorico per tutti noi fare come l’inventore dei sacchetti che ne portava sempre uno con se e lo utilizzava fino a quando non era il momento di riciclarlo.
Ovviamente non in senso letterale, ma il messaggio è chela plastica non si butta, si ricicla!
E soprattutto dobbiamo andare a raccogliere quella che abbiamo sparso in giro per il pianeta.
Fortunatamente oggi le cose stanno cambiando.
Qualcuno sta creando aziende e consorzi per ripulire mari e fiumi, realizzando per altro positive opportunità di business.
Anche le aziende produttrici di beni al consumo oggi sono chiamate a raccolta, a impegnarsi nella realizzazione di prodotti sostenibili mediante processi che rispettino, oltre ovviamente le persone, anche l’ambiente.
Personalmente, quando vent’anni fa ho deciso di realizzare esclusivamente prodotti in polipropilene – la plastica più sostenibile tra tutte quelle esistenti – avevo ben chiaro questo obiettivo.
Non sono un eroe e neppure un veggente. Ho solo seguito con spirito critico l’evoluzione dei tempi, tenendomi bene informato sulle conseguenze ambientali del mio lavoro.
E nonostante provenissi da un mondo di carta e cartone – i miei genitori producevano scatole di cartone – ho fatto come il sig. Gustav: ho scelto quella che, ancora oggi, è la strada più sostenibile.
Non è infatti un caso che il pilastro principale della metodologia Più Vendite con Zero Rotture, siano gli espositori Polypro, che già dal nome è chiaro come sono fatti.
Questa nuova metodologia è un modo efficiente e sostenibile,per aiutare le aziende che distribuisco al dettaglio, ad aumentare i margini, le vendite e ridurre i costi per la distribuzione.
Se ti occupi di vendita, distribuisci i tuoi prodotti nei canali fisici, e sei davvero preoccupato per l’ambiente, ti invito a conoscere a il sistema Più Vendite con Zero Rotture.
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